Il vino potrà aiutare?
C’è chi pensa e sta studiando in questa direzione. Pur con la consapevolezza che dietro un bicchiere di vino in particolare il vino rosso ci sia un apporto nutraceutico importante, ancora è pura utopia pensare di sconfiggere epidemie con il nettare di bacco.
Ma ci sono alcuni aspetti importanti che secondo me dobbiamo sapere, che la vite ci può donare magari in risposta a delle stesse difficoltà che in natura esistono da sempre e di cui ha dovuto equipaggiarsi per la sua sopravvivenza.
Quando parlo di FITOALESSINE, di RESVERATROLO e di STILBENI, che cosa vi viene in mente?
Siamo d’accordo sul fatto che questi termini siano difficili, ma la difficoltà del termine può unirsi all’efficienza dello scopo?
Il resveratrolo si comporta come fitoalessina, quindi come composti antiossidanti e antimicrobici a basso peso molecolare, ma la cosa più bella è che la pianta li produce spontaneamente in seguito ad attacchi.
Ma chi può attaccare una povera vite?
Esistono microrganismi in natura che attaccano la vite creando delle patologie comuni, le quali scatenano una risposta spontanea con produzione di fitoalessine, che si concentrano in corrispondenza del punto di penetrazione del patogeno.
In natura la vite si è attrezzata con le proprie armi e talvolta le stesse armi hanno dimostrato indubbi benefici sull’uomo.
La quantità di resveratrolo presente nel vino dipende in primo luogo dalla varietà, oltre che da fattori esterni e condizioni di stress.
Nei vini rossi la concentrazione di resveratrolo può arrivare anche attorno ai 3 mg/L mentre nei vini bianchi intorno all’unità.
Non abbiamo oggi la pretesa di farci fantasie infondate ma c’è chi sta guardando in questa direzione.
Anche oggi, con il Coronavirus che non molla, il vino fa parlare di sé!!!
L’università Federico II sta conducendo il suo studio.