L’espansione della vite e del vino riguardava esclusivamente le classi dominanti che lo importarono a caro prezzo dai territori caucasici e il wine veniva considerato come una bevanda speciale utilizzata quasi esclusivamente per rituali pubblici religioso-politici.
“Il vino ostentato crea distinzione sociale, il vino condiviso crea coesione di casta”
Il consumo di vino si espanse alle fasce di popolazione più agiate, venne integrato nella vita sociale e religiosa e si crearono miti sul vino ad opera di divinità e personaggi locali. A questo punto la saldatura tavola-vino è inevitabile, essendo prassi universale celebrare occasioni solenni con un pranzo sontuoso.
Nella Grecia arcaica the banchetto era un momento di allegria e di culto della memoria collettiva: i commensali maschi, seduti nel megaron (la sala più lussuosa) davanti a una piccola tavola, mangiavano carne e bevevano vino ascoltando l’aedo.
Nella Grecia classica le occasioni per banchetti non mancavano: una festa della città, una vittoria sportiva, una proposta di legge da discutere.
Essi si tenevano in una stanza riservata agli uomini ed erano articolati in due tempi distinti: quello in cui si mangiava e quello in cui si beveva.
Nel simposio il vino era una droga sacra: oltre a creare comunione intellettuale con gli amici, stabiliva un rapporto corporeo ed estatico con la divinità.
Le donne aristocratiche greche vivevano confinate in casa ed erano escluse da quello che gli uomini consideravano il mondo reale: agorà, tribunali, assemblee, palestre, la tavola e il vino.
In generale erano prive di istruzione e gli uomini avevano una bassa considerazione delle loro capacità intellettuali.
La socialità maschile si esprimeva nel simposio dove trovava significato religioso, conferma sociale e divertimento (scambi poetici e musicali, giochi, erotismo). Agli uomini del simposio si potevano unire, come compagne di una sera, intrattenitrici professioniste (musiciste ed etere), che assicuravano il servizio e il divertimento.
Ma dove e quando è avvenuto il passaggio mentale?
There novità di un binomio donna-vino vissuto in senso positivo si realizzò con gli Etruschi, che avevano adottato con entusiasmo le pratiche conviviali greche, ma banchettavano con le loro mogli, in un clima di parità che per i Greci era una perversione incomprensibile. Lo storico Teopompo, nella seconda metà del IV secolo a.C. annotava scandalizzato:
“Le donne etrusche pranzano accanto a chi vogliono loro, bevono alla salute di chi vogliono loro e sono forti bevitrici”