Il più grave scandalo nel settore del vino risale a trent’anni fa, in Italia: è l’episodio del vino al metanolo che nel marzo 1986 provocò 23 vittime con decine di persone con lesioni gravissime, come perdita della vista, a causa delle intossicazioni causate dalla pratica di aumentare la gradazione alcolica del vino con il metanolo o alcool metilico, un alcool naturale che è notevolmente tossico.
Alcuni produttori e commercianti spregiudicati approfittando delle carenze nel sistema di controllo sugli alimenti decisero, dunque, di ottenere il massimo profitto con il minimo costo della materia prima e con il minor rischio di essere sorpresi in flagranza, perché la sofisticazione attuata con il metanolo in alternativa allo zucchero, avviene in uno spazio temporale brevissimo e tale, quindi, da ridurre al minimo il pericolo di controlli a sorpresa. Dalla metà di dicembre 1985 al marzo 1986 fu infatti impiegata una quantità di metanolo di circa 2 tonnellate e mezzo.
A seguito dello scandalo, il Governo assunse una serie di provvedimenti d’urgenza, destinati a rendere più efficace l’azione di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari.
Vennero potenziati, inoltre, i servizi di controllo aumentando gli organici dei NAS, gli uffici periferici delle dogane e si istituì presso l’allora Ministero dell’agricoltura e delle foreste, l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (oggi ICQRF) articolato in uffici interregionali, regionali e interprovinciali.
Alla fine dell’anno fu poi istituita l’Age-Control s.p.a. con il compito di controllare gli aiuti comunitari al fine di prevenire le frodi nei settori che beneficiano delle provvidenze comunitarie tra cui è compreso anche il vino.
Quello che è accaduto dopo nel vino italiano, rappresenta una straordinaria metafora del passaggio, ancora in corso non solo nel vino, ma in tutto il sistema produttivo italiano, da un’economia basata sulla quantità ad un’economia che punta invece su qualità e valore. Anche se molto resta da fare, dopo il metanolo, il mondo del vino e dell’agroalimentare made in Italy ha saputo infatti risollevarsi, scommettendo sulla sua identità, sui legami col territorio, sulle certificazioni d’origine.
Secondo te, come mai l’uomo può cadere tanto in basso?