La vendemmia ha sempre rappresentato un momento di festa per la campagna: tutto il lavoro, i sacrifici e gli sforzi vengono ripagati dall’aria di festa che si respira.
Un tempo, erano tipiche le scene di ragazze con le gonne al ginocchio che pestavano l’uva, gli uomini la trasportavano dal vigneto con delle ampie ceste e la riversavano in vasche, le giornate si concludevano con tavole imbandite di pietanze succulente ed i ragazzi si divertivano a respirare l’allegria che si diffondeva nell’aria.
Ma perché usare i piedi?
La tecnica di pigiatura con i piedi era il sistema usato poiché la meccanizzazione era lontana.
Questo sistema di pigiatura dell’uva aveva vantaggi e svantaggi, immettendo l’uva appena raccolta si pestava in modo da rompere gli acini che lasciavano fuoriuscire il succo che poi confluiva nelle vasche in cui avveniva la fermentazione. Il raspo rimaneva praticamente integro, non venivano liberate sostanze legnose causa del gusto amarognolo e aspro al vino; era una sorta di pressatura soffice come oggi avviene per i vini bianchi, spumanti e per quelli più pregiati.
Oggi l’aspetto microbiologico è importante?
Certo che si!!!!!
Infatti per la produzione del vino è necessario il rispetto di precise norme igieniche, la pigiatura dell’uva con i piedi non possedeva questo requisito essenziale alla buona riuscita dell’operazione.
I batteri e i micro-organismi che si sviluppavano influivano in maniera decisa sul vino ed esso era considerato genuino, ma non aveva il gusto al quale oggi siamo abituati. La sua durata era labile.